Il gusto, il cibo, i gastronomi, i transblogger del cibo e tutti i messaggi che si dilatano intorno al pianeta mangiare, aumentano la spettacolarizzazione che determinano il gusto... anche a chi naturalmente ha più gusto!!! Noi, a La Stanza del Gusto possiamo semplicemente narrare, cucinare il cibo e allenare il gusto, senza prendersi troppo sul serio, senza dettami e senza fisime. Mario Avallone


mercoledì 22 giugno 2011

Il lavoro su di sé a La Stanza del Gusto - 5 luglio 2011 alle ore 19:30


René Daumal (Boulzicourt, 16 marzo 1908 – Parigi, 21 maggio 1944) è stato uno scrittore e filosofo francese. La sua più grande opera Il monte analogo, iniziata nel 1939 e mai conclusa per un'affezione polmonare che lo porterà alla morte nel 1944,  risente in ogni sua pagina dell'influenza dell'insegnamento di Georges Ivanovič Gurdjieff. L'autore, infatti, fu allievo di Alexandre Gustav Salzmann che di Gurdjieff fu uno dei discepoli più stretti.

«Sono morto perché non ho il desiderio, non ho desiderio perché credo di possedere, credo di possedere perché non cerco di dare. Cercando di dare, si vede che non si ha niente, vedendo che non si ha niente, si cerca di dare se stessi, cercando di dare se stessi, si vede che non si è niente, vedendo che non si è niente, si desidera divenire, desiderando divenire, si vive».

In queste parole, scritte un anno esatto prima della morte, René Daumal esprimeva con limpida chiarezza l'implacabilità della sua tensione spirituale.

La severa e rigorosa disciplina interiore costituisce Il lavoro su di sé cui fa riferimento il titolo di questo breve ma folgorante epistolario, e proprio tale lavoro - la Grande Opera di una lenta e faticosa alchimia interna - alimenta e sorregge tutta l'opera maggiore di Daumal, da La Gran bevuta (1937), descrizione del mondo «caotico, larvale, illusorio» nel quale e del quale viviamo, a Il Monte Analogo (1940/44), impervio pellegrinaggio verso «il cristallo dell'ultima stabilità», «il perpetuo incandescente».
Pur così solidamente radicata in una precisa atmosfera spirituale, l'ispirazione creativa di Daumal resta sempre profondamente poetica e narrativa e non cade mai nel retorico e nel didascalico: i suoi libri migliori, come ogni opera d'arte riuscita, sono pienamente fruibili a tutti i livelli di lettura e ci parlano anche al di fuori e al di là dell'insegnamento che li sottende.

 De Il lavoro su di sé -  scrive Claudio Rugafiori, l'impeccabile curatore dell'opera daumaliana presso Adelphi -

«Daumal non ha scritto un trattato, ancor meno un discorso, ha lasciato delle lettere che si iscrivono in una realtà quotidiana, in una relazione o empatia con due corrispondenti, Geneviève e Louis Lief, in un tempo preciso, gli anni 1942-1944, in una geografia definita, il Sud della Francia e, solo negli ultimi mesi, Parigi. Per la prima e unica volta nella sua vita, diventa 'direttore di coscienza', si incarica non di convincere ma di trasmettere, di sorvegliare e guidare i primi passi nell'apprendimento».

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